Persone con disabilità, il 40% non si sente valorizzato come individuo nella propria azienda

Persone con disabilità, il 40% non si sente valorizzato come individuo nella propria azienda

di Redazione

Contenuto pubblicato su Vita Magazine

6 luglio 2021

A rilevarlo è una ricerca sul Clima aziendale in relazione a diversità, equità, inclusione co-progettata da Euromedia Research e Dynamo Academy. «Nel 2021 ci si aspetta da parte di CEO e investitori un incremento delle azioni per lo sviluppo della S, il valore “sociale”, degli ESG, e azioni a sostegno di diversità, equità, inclusione», sottolinea Serena Porcari, presidente dell’impresa sociale.

Tra i temi caldi del nuovo scenario mondiale nell’ambito della sostenibilità, emergono diversità, equità, inclusione (DEI), in particolare con riferimento alla S, la dimensione sociale degli ESG. Insieme a genere, orientamento sessuale, etnia e religione, la disabilità occupa un posto a cui porre attenzione.

È un ambito di lavoro centrale per Dynamo Academy, che supporta le aziende con un percorso formativo e consulenziale in grado di valorizzare le diversità e favorisce equità e inclusione, con l’obiettivo di favorire una trasformazione culturale all’interno dell’azienda e un miglioramento dell’ambiente lavorativo e del benessere delle persone.

La diversificazione dei talenti genera valore e contribuisce alla costruzione del Bene Comune e alla generazione di impatto sociale concreto.

La ricerca
Euromedia Research Dynamo Academy hanno co-progettato una ricerca sul Clima aziendale in relazione a diversità, equità, inclusione. Da un punto di vista metodologico, l’indagine si è avvalsa di 800 interviste a cittadini italiani maggiorenni con un’occupazione (Universo di riferimento pari a 22.895.000 persone).

Risultati
I dati esprimono un contesto generale positivo. Dalle risposte degli intervistati emerge una soddisfazione positiva rispetto al clima aziendale, vissuta nell’ultimo anno. Il quadro complessivo è di ambiente non razzista (78.4%), non sessista (73,9%), non omofobico (73,9%), rispettoso (72,6%), non discriminato sulla base anagrafica (70%), e un clima ospitale (70,4%), amichevole (68,5%), supportivo (61,1%), collaborativo (62,9%), eterogeneo (58,9%), cooperativo (58,1%) ed egualitario (57,7%).

In questo contesto, tuttavia, emergono difficoltà maggiori per chi ha problematiche relative allo stato di salute, per condizione legata alla salute psicofisica o per chi ha disabilitàSeppur in un contesto positivo generale, quindi, chi soffre di una patologia o disabilità vive l’ambiente lavorativo con maggiori difficoltà e i dati derivanti sono spesso in controtendenza rispetto al totale del campione.

Mentre nel campione generale è 18,6% la percentuale di coloro che nell’ultimo anno si è sentito oggetto di atti, comportamenti, commenti o insinuazioni reputati discriminatori, esclusivi o giudicanti, la percentuale sale al 41% per chi soffre di una patologia/disabilità. Discriminazioni molto percepite da un punto di vista fisico/psichico: a causa dello stato di salute (20,8%), per condizione legata alla salute psicofisica (11,4%) e disabilità (8,7%).

Inoltre si rileva che tra coloro che hanno una disabilità o patologia:

  • il 39,7% non si sente valorizzato come individuo nella propria azienda;
  • il 39,7% non ha trovato nel proprio contesto lavorativo gruppi che aumentano il senso di appartenenza all’azienda;
  • il 46,3% non sente che la propria azienda si un posto in cui esprimere il massimo del proprio potenziale;
  • il 47,4% non sente valorizzate le proprie idee in azienda.
  • Il 41% ritiene inoltre di dover lavorare più duramente per essere considerato al pari dei colleghi (rispetto al 29,2% del campione generale) e il 35,9% ha pensato di lasciare la propria azienda per episodi in cui si è sentito escluso o giudicato (rispetto al 26,1% del campione).
  • Il 42,3% ritiene inoltre che la propria azienda non adotti programmi o azioni inerenti i temi di Diversità, equità, inclusione e nel 38,5% dei casi questi argomenti non vengono trattati.

Per superare i pregiudizi inconsci, 3 cittadini su 4 desidererebbero approfondire i temi della diversità uguaglianza e inclusione attraverso documenti da leggere (33,1%), workshop e webinar (22,8%), ma soprattutto attraverso testimonianza dirette (60%).

«Nel 2021 ci si aspetta da parte di CEO e investitori un incremento delle azioni per lo sviluppo della S, il valore “sociale”, degli ESG, e azioni a sostegno di diversità, equità, inclusione», è il commento di Serena Porcari, presidente di Dynamo Academy, «Dynamo Academy affianca le aziende con attività di advisory e formazione sui temi dell’inclusione della disabilità e diversità nei luoghi di lavoro. Il patrimonio di chi ha una disabilità comprende diversità di vedute, esperienza nella ricerca di soluzioni, capacità di adattamento, capacità di comprendere i bisogni di una fetta di mercato consistente. I risultati della ricerca mostrano che su questo terreno c’è un lavoro importante da realizzare».

«Gli italiani non sono un popolo di razzisti», sottolinea invece Alessandra Ghisleri, fondatrice di Euromedia Research, «Tuttavia chi si sente diverso per il colore della pelle, per la sua religione, per una sua disabilità, o anche per il suo stato sociale, vive questa sua differenza centuplicata nella sua percezione proprio dal fatto che si sente tutti gli occhi puntati sulla sua “diversità”».

Il lavoro di Dynamo Academy al fianco delle aziende
Nel Metodo Dynamo, con cui Dynamo Academy lavora per le attività di engagement e formazione, l’esperienza data dalla costruzione di fiducia per singoli e gruppi è fondamentale e si rivela determinante per la gestione delle risorse umane nelle aziende di oggi e per dare visione e attenzione alla comunità.

Nel supportare le imprese, Dynamo Academy parte dall’analisi interna all’azienda su percezioni, bisogni e necessità rispetto alle tematiche di diversità, equità, inclusione. Prosegue poi con la fase di formazione articolata per creare consapevolezza in cui centrali sono l’attivazione di comunicazione inclusiva e il ReDesign, ovvero l’abbattimento di barriere psicologiche e fisiche per sviluppare spazi, processi e servizi inclusivi, lavorando sul senso di appartenenza e non sul mero spirito di adattamento. Procede poi con il coinvolgimento dell’organizzazione aziendale attraverso il volontariato a contatto con la diversità e con la costituzione di una Unit aziendale sulla DEI, per monitorare obiettivi, impatto, nuovi bisogni e sviluppo iniziative.

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